Per progettare un logo che funziona bisogna per prima cosa distinguere tra quello che piace e quello che, appunto, funziona. Se un logo piace non è detto che funzioni, o comunque non è una condizione sufficiente a farlo funzionare nel tempo.
Per progettare il logo giusto bisogna seguire una serie di passaggi che vanno al di là della semplice creatività o del colpo di genio improvviso, proprio come nel processo di naming.
Vediamo allora una veloce panoramica della strategia, della disciplina creativa e delle regole che stanno dietro la progettazione di un logo.
Conosci te stesso: cosa deve dire il logo
Quando progettiamo un logo, dobbiamo avere ben chiaro qual è il messaggio che il brand vuole dare. E questo lo possiamo sapere solo se il brand stesso ne è consapevole. Sembra banale, ma riconoscere ed esprimere i valori del brand è il risultato di un’analisi non sempre facile, non sempre fruttuosa.
Perché i clienti dovrebbero scegliere te e non un tuo competitor?
In che cosa ti distingui dalla concorrenza?
Quali sono i valori che guidano il tuo lavoro tutti i giorni?
Sono solo alcune delle domande a cui bisogna rispondere in modo da dare al team creativo le informazioni di base su cui lavorare per trasformare una serie di concetti in un’immagine. Un’immagine distintiva ed evocativa.
Conoscere il tuo pubblico
Le Buyer Personas sono rappresentazioni fittizie dei tuoi clienti ideali: sono lo stereotipo del tuo pubblico di riferimento, e se le vuoi raggiungere con il tuo prodotto o servizio, con la tua comunicazione e la tua pubblicità, le devi conoscere molto bene.
Devi sapere come sono le loro giornate, come si muovono, quali sono i loro bisogni e i loro desideri. Più conosci il tuo pubblico e più la tua comunicazione sarà efficace. Anche per progettare il logo giusto bisogna conoscere il proprio pubblico di riferimento. Che cosa gli piace? Che cosa può riconoscere facilmente e cosa no? C’è una simbologia che gli appartiene?
Studiare la concorrenza
È sempre bene procedere a uno studio dei propri concorrenti per capire quali sono i trend e come il nostro settore di riferimento ha scelto di distinguersi graficamente.
Possiamo riconoscere un’impronta comune oppure non trovarla del tutto, possiamo individuare delle mode (e non farcene condizionare, il nostro logo deve andar oltre le mode del momento) o scoprire una varietà senza regole.
In ogni caso capire come i nostri competitor hanno scelto di rappresentarsi ci aiuta a posizionare il nostro brand, sia che decidiamo di seguire un’onda che di distaccarcene del tutto.
Un logo originale
Ci sono tantissimi tool oggi che offrono la possibilità di ottenere un logo in pochi click e a basso costo: perché allora investire in una progettazione professionale che costa sicuramente molto di più?
Lo dice la parola stessa: investimento. Il logo è un investimento per il futuro: per questo va studiato e progettato con competenza e professionalità.
Siti web, riviste, volantini, biglietti da visita: vediamo tutti i giorni loghi banali, piatti, che che ci danno una sensazione di visto e rivisto. Si assomigliano e non lasciano il segno. Questo perché i loghi progettati da un algoritmo attingono a banche dati che forniscono lo stesso tipo di caratteri, lo stesso tipo di combinazioni, gli stessi elementi grafici. L’unicità si perde completamente, e se il tuo logo non è unico, allora non lo è nemmeno il tuo brand: perché il cliente dovrebbe sceglierti fra tutti se tu in primis non hai scelto di distinguerti?
Font, colori e formati del logo
I colori comunicano emozioni. Sono anche fonte di stereotipi e bias cognitivi che dobbiamo conoscere quando andiamo a sceglierli per un logo aziendale; per questo non possiamo limitarci a scegliere semplicemente quello che ci piace.
I font, a loro volta, condizionano fortemente la percezione del logo, anche se la differenziazione resta più sottile rispetto ai colori.
Ci sono regole ben precise sulla progettazione di un font, e sceglierne uno piuttosto che un altro ha delle conseguenze. Ad esempio, la scelta di un font graziato (serif) piuttosto che uno senza grazie (sans serif o bastoni) conferisce un aspetto decisamente elegante.
Gli ultimi anni hanno visto una semplificazione estrema del lettering, basta guardare i restyling di note case di moda. La motivazione sottende la stampabilità su quanti più supporti possibili, ma non è una scelta che possono fare tutti i brand.
Il rischio è una sorta di anonimato, anche se per marchi già affermati l’incidenza di questa scelta è quasi nulla.
Ma le grazie sono solo la prima delle caratteristiche, c’è anche il peso del carattere (bold, semibold, light), che può rendere il logo finale più o meno incisivo, la forma condensata (condensed) o espansa (expanded), che può conferire un aspetto più o meno caotico.
Il logo deve essere leggibile online, sulla carta stampata e in negativo. È compito della grafica o del grafico tenere conto di tutti i possibili utilizzi del logo e, in sede di presentazione del progetto, mostrare esempi e situazioni diverse.
Flessibilità e adattamento: la resilienza del logo
Le esigenze del brand possono cambiare negli anni, e il logo si deve adattare di conseguenza. Prevediamo nuove linee di prodotti? Ci sarà bisogno di un altro logo o ci sarà da fare un’aggiunta grafica per questa nuova linea? Abbiamo intenzione di diversificare i servizi che offriamo con diversi colori, come si sposa con il logo questa nostra scelta? Sono tutte domande da porsi in sede di progettazione.
Il logo è, oltre che un investimento, un capitale del brand. Non si può cambiare a cuor leggero perché, specie dopo tanti anni, è riconoscibile dal pubblico, esprime l’identità aziendale. Cambiare logo perché non si è stati abbastanza lungimiranti significa disperdere questo capitale.
Questo non vuol dire che il logo sia intoccabile: il restyling è sempre possibile, ma deve far parte di una precisa strategia di comunicazione.
Ti abbiamo trasmesso l’importanza del logo? Se vuoi vedere alcuni dei loghi che abbiamo progettato negli anni per i nostri clienti, fai un giro nel nostro portfolio!